domenica 9 novembre 2014

Mamme e lavoro - le donne come possono conciliare il lavoro con i figli?


Le ragioni per cui le donne – e soprattutto le madri – hanno maggiore difficoltà a entrare e rimanere nel mercato del lavoro sono tante, in primis la mancanza di asili nido e altre strutture per l’accoglienza dei bambini. Per questo le mamme sono costrette a fare le acrobate per far fronte alla necessità di lavorare senza sacrificare o rinunciare del tutto alla famiglia.
Già perché per le donne lavorare è importante. E non solo per essere indipendenti. E’ un motivo di soddisfazione personale. Di orgoglio.



In Italia meno di una donna su due ha un posto lavoro, ma secondo Bankitalia questo dato non dipende dall’essere madri. Al contrario, secondo Palazzo Koch, e questa è una grande novità, anche in Italia si possono fare bambini senza problemi e senza rischiare di abbandonare l’ufficio. Ma c’è una prova del fuoco da superare: i primi due anni del piccolo. In questo frangente infatti si riducono le possibilità di avere un impiego. Dopo i 24 mesi, invece, avere un figlio può fare addirittura da sprone.
Sempre dalle analisi di Via Nazionale, c’è un altro dato importante, anzi importantissimo, che emerge: le mamme, per essere tali, spesso pagano un prezzo carissimo che è la carriera.
Insomma la maternità, pur non essendo un ostacolo all’occupazione, incide sulla qualità e rimane un fardello per chi aspira ad una crescita professionale.
Così le donne che decidono di procreare, indipendentemente dal titolo di studio, spesso sono costrette a rinunciare non solo alla tanto agognata carriera, ma anche alla posizione economica. Il gentil sesso, infatti, a parità di mansione guadagna meno!

La ricerca è stata condotta da due economiste della Banca d’Italia, Concetta Rondinelli e Roberta Zizza, che hanno sostanzialmente ribaltato la comune concezione secondo cui l’essere mamma danneggia la donna al lavoro.
Dalla ricerca, che si basa sull’indagine dei bilanci delle famiglie della Banca d’Italia (2008), risulta che, a parte i primi due anni durante i quali i figli hanno un impatto negativo sull’impiego nel lungo periodo ( e i due anni si moltiplicano per il numero di figli!), le difficoltà svaniscono e gli effetti della maternità, “diventano positivi (staticamente azzerati)”. Insomma, con il tempo “la presenza di bambini sembra avere per le madri un leggero effetto di spinta verso il mercato del lavoro”.


Per le donne italiane conciliare famiglia e lavoro è un’impresa. Lo conferma un’indagine di Eurostat: in Italia lavora il 59% delle donne con un figlio, rispetto a una media Ue del 71,3%. Se i figli sono due, poi, la percentuale cala al 54,1 contro la media del 69,2 dell’Europa. In generale l’allarme arriva anche dal rapporto dell’agenzia dell’Onu specializzata nel promuovere la giustizia sociale (Ilo, ndr) – “Tendenze globali dell’occupazione femminile 2012″ – secondo cui la crisi ha accentuato il divario di genere sul fronte della disoccupazione con un tasso femminile nel 2012 più alto dello 0,7 per cento rispetto a quello maschile.

 “Sapevate che i datori di lavoro potrebbero risparmiare (e quindi guadagnare) migliaia di Euro, facendo portare ai genitori i bambini al lavoro?



Il nuovo modo di fare business in un’economia in difficoltà è quello di rendere i meccanismi aziendali il più efficienti possibile.
Tra le varie possibilità c’è una soluzione semplice che, a fronte di un investimento iniziale ridotto per l’azienda, (si parla del 25% di una sola mensilità! ) può incentivare i dipendenti e permettere alla fine di migliorare il business dell’azienda stessa.

E’ stato calcolato che si potrebbe arrivare ad un risparmio di diverse migliaia di euro l’anno, sia per il datore di lavoro e per lo stesso lavoratore, gestendo diversamente l’accudimento dei bambini in età pre scolare.

Una soluzione magica? No, semplicemente consentendo ai genitori di portare i bambini al lavoro.

In Italia il costo per tenere il bambino (a tempo pieno) in un asilo varia da 5000 ai 1000 Euro/anno

Quindi i genitori che lavorano spendono sino al 70% del loro stipendio per coprire questi costi. Ma perchè una mamma è disposta a fare ciò (lavorando praticamente a gratis?) La risposta è molto semplice, una donna che si è costruita nel tempo una propria carriera professionale è poco propensa a mollare tutto con l’arrivo di un figlio (i) ed è quindi disposta a continuare a lavorare, con mille difficoltà, perdendo quasi tutto il compenso in denaro.

Una possibile soluzione potrebbe essere quindi quella di portare i bambini al lavoro

Dall’ America arriva il dato sorprendente che vi è un evidente beneficio finanziario per entrambe le parti interessate, in particolare per le aziende che permettono un programma di Welfare con “i bambini al lavoro”.

Zutano è un produttore di abbigliamento e giocattoli per bambini e ha permesso, negli ultimi sette anni, al personale dipendente, di portare con loro i bambini al lavoro (per il primo anno di vita)

Secondo Michael Belenky, presidente della società, fa tutto parte di uno sforzo per permettere alle donne e agli uomini, di continuare il proprio stile di vita anche dopo l’arrivo dei figli
Il programma è stato ispirato quando Belenky e sua moglie, che hanno fondato l’azienda, avuti i bambini, si sono resi conto che ci doveva essere un modo per conservare le competenze in azienda e permettere loro di vivere la loro vita da genitori allo stesso tempo.

Secondo Belenky, il riuscire a mantenere le dipendenti chiave è stato fondamentale per aumentare la produttività in azienda. “Abbiamo scoperto che quando i l’azienda è vicina alle necessità dei propri dipendenti, questi hanno un rendimento migliore sul posto di lavoro e sono felici di essere qui. Le madri che hanno la possibilità di lavorare al fianco dei loro bambini sono più felici e maggiormente in grado di concentrarsi sul proprio lavoro ”

Allora, perché la filosofia aziendale di portare i bambini al lavoro è così lenta a diffondersi nella mentalità comune? Secondo Susan Seitel, presidente e fondatore di risorse WFC, un’organizzazione dedicata allo sviluppo di posti di lavoro di supporto, molti datori di lavoro credono erroneamente che se ai dipendenti è permesso di portare i bambino al lavoro, non si concentreranno sulle loro mansioni.
Lo stesso Belenky riconosce che un programma di successo richiede una cultura di sostegno interna
“Il giorno che il bambino non sta bene, il genitore può effettivamente tendere a non svolgere correttamente il proprio lavoro. Ma nel momento in cui la situazione si sarà stabilizzata, tornerà a lavorare con efficienza dopo poche ore. E’sicuramente più dannoso per l’azienda un genitore distratto e in ansia per il proprio bambino quando lontano da lui..”

piano-c

Un’altra possibilità è quella di permettere alle proprie dipendenti di lavorare in strutture concepite specificatamente al cobaby, strutture che permettono alle lavoratrici e ai lavoratori di avere il necessario per svolgere la propria attività ( scrivania, terminale, internet ) e al tempo stesso tutto quello che può servire per i propri bambini li presenti (culle, fasciatoi, poltrone per l’allattamento, ed eventualmente personale dedito alla cura dei bambini)
A Milano è nato – con questo intento, Piano C uno spazio per il coworking ( cioè più specialisti negli stessi uffici con utilizzo dinamico degli spazi) e – prima realtà in Italia – munito di cobaby ( spazi e strutture per I bambini portati al lavoro)

Piano C è nato proprio con questa filosofia, in modo da permettere alla mamma (o al papà) di portare i propri bambini al lavoro, in modo da essere sempre vicini a loro, ma al tempo stesso di avere la possibilità di potersi dedicare serenamente al proprio lavoro.
In Piano C si possono incontrare i propri collaboratori o eseguire dei meeting come poter preparare nella apposite cucina la pappa ai nostri bambini quando hanno fame.

Molte aziende, all’idea di dipendenti che portano i bambini al lavoro, potrebbero storcere il naso immaginando un vero e proprio incubo HR, ma lo stesso Belenky sostiene che” non ci sono stati episodi di risentimento degli altri dipendenti nei confronti dei genitori che hanno portato I bambini al lavoro”.
Dal suo inizio, il programma Zutano ha “laureato” trenta bambini. Belenky dice che ” i genitori partecipanti tornano dal congedo di maternità prima, e rimangono più a lungo con la società” aggiungendo che il programma presenta “un’opportunità fondamentale che è la più preziosa tra i benefici che i loro dipendenti possono ricevere”.



sabato 1 novembre 2014

Segreto antirughe svelato - Hydroface -

Una soluzione geniale contro l'invecchiamento della pelle con ingredienti naturali.




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